Lettera al Consiglio di Stato: Lupo, il problema è reale

Lupo: il problema è reale per l'economia alpestre e le nostre valli

Egregio Signor Presidente,
Egregi Signori Consiglieri di Stato,

con la presente desideriamo esprimere, a nome dell’Ente Regionale per lo Sviluppo del Locarnese e Vallemaggia (ERS-LVM), la nostra profonda preoccupazione per l’evoluzione della situazione legata alla presenza del lupo sul nostro territorio, una problematica che sta assumendo una dimensione sempre più critica e che richiede una presa di posizione chiara ma soprattutto misure concrete da parte delle autorità cantonali.

Negli ultimi mesi, il numero di predazioni da parte del lupo ha raggiunto livelli allarmanti. Da inizio anno si stimano oltre 120 capi d’allevamento potenzialmente predati nel Cantone, di cui 72 già ufficialmente accertati. Un incremento che conferma una tendenza in continua crescita e che supera il precedente record del 2022. Questo fenomeno ha gravi ripercussioni su un settore già fragile come quello dell’economia alpestre, compromettendo non solo la sostenibilità dell’allevamento e dell’agricoltura di montagna, ma anche l’intero tessuto economico e sociale delle nostre valli.

L’agricoltura e l’allevamento di montagna rappresentano un pilastro portante per le regioni periferiche del nostro Cantone, non solo per il valore economico diretto che generano, ma anche per l’indotto che producono in numerosi ambiti: trasformazione alimentare, turismo rurale, artigianato locale, gestione sostenibile del territorio e conservazione del paesaggio. Il venir meno di queste attività significherebbe accelerare l’abbandono degli alpeggi, favorire l’avanzata incontrollata del bosco e compromettere la biodiversità e l’accessibilità del territorio. Senza l’intervento quotidiano degli agricoltori, intere zone perderebbero la loro funzione produttiva e paesaggistica, con effetti negativi anche sull’attrattività turistica, elemento strategico per l’economia cantonale.

Su queste fondamenta si basa l’attività di promozione economica delle nostre valli, esattamente come voluta anche a livello cantonale, e sulle quali come Ente facciamo leva per risollevare le sorti delle economie di montagna. Non si può non constatare il netto contrasto esistente tra questi chiari obiettivi politici condivisi a livello regionale e cantonale e l’evoluzione della problematica della diffusione del lupo.

Va inoltre considerato il ruolo insostituibile che l’economia alpestre gioca nella coesione territoriale e nella lotta allo spopolamento: mantenere attive le produzioni agricole e pastorali significa mantenere vive le comunità montane, garantire un presidio del territorio e offrire opportunità occupazionali, anche per le nuove generazioni. In questo senso, la presenza incontrollata del lupo rappresenta un fattore dissuasivo all’insediamento e alla permanenza in valle, alimentando il divario tra centro e periferia.

Va d’altra parte sottolineato il rischio che comporta la più recente sollevazione del tema a livello politico. L’esasperazione del dibattito su posizioni nettamente contrapposte è destinata a non risolvere nulla, mentre serve una chiara e condivisa percezione comune di come stiano realmente le cose e serve agire di conseguenza.

Servono nondimeno azioni concrete per mitigare il divario tra centri e periferie, divario che al contrario si è ad oggi amplificato nella percezione della popolazione, con le periferie toccate in modo esistenziale dal problema e i centri a sottovalutarlo se non quando toccate direttamente. Occorre quindi innanzitutto che l’amministrazione cantonale e la politica prendano piena consapevolezza del problema e che inizino a spiegarlo anche a chi non vive in queste regioni e non lo vede. L’agricoltura di montagna e la sua salvaguardia sono un problema di tutti.

Inoltre è a nostro avviso indispensabile che la gestione della popolazione di lupi non possa più limitarsi a misure passive o meramente simboliche. Riteniamo che, nell’ambito della legislazione federale vigente, vi siano margini d’azione che vadano sfruttati appieno. Esperienze di altri Cantoni dimostrano che un approccio più deciso e pragmatico è possibile e compatibile con il quadro normativo. A tal proposito, auspichiamo che il Piano d’azione cantonale, richiesto già mesi or sono dal Gran Consiglio, venga finalmente pubblicato e che contenga disposizioni operative concrete, atte a fornire risposte tempestive ed efficaci ai bisogni delle popolazioni coinvolte. A questo stadio la problematica è a tal punto evidente che non agire significa non volerlo fare, piuttosto che non poterlo fare.

Ribadiamo infine che la nostra presa di posizione è scevra da logiche partitiche o ideologiche: essa nasce dalla responsabilità di rappresentare e tutelare un’area vasta e complessa, che si fonda su equilibri delicati e che rischia, in assenza di un’azione politica decisa, di veder compromessa irreversibilmente la propria vitalità.

Confidiamo pertanto in un intervento celere e risoluto da parte del Lodevole Consiglio di Stato e rimaniamo a disposizione per collaborare nell’elaborazione di soluzioni condivise e sostenibili.

ERS-LVM, Locarno, 29.07.2025

Lettera del 29.07.25 (pdf)